Quando nasce un bambino, la madre lavoratrice prende un periodo di maternità. In questo periodo la madre si occupa del bambino, pensa ai suoi bisogni.
Ma quando la maternità finisce, cosa faccio? Si chiede ogni madre che deve tornare a lavoro, Prendo “l’apettativa”? Lo mando al nido? Prendo una Baby-sitter? Impegno totalmente la nonna? Da qui iniziano una serie di valutazioni che porterà i genitori del bambino ad una scelta.
Ogni scelta ha i suoi limiti, i suoi lati positivi e negativi. I genitori del bambino spesso optano per la scelta combinata di nido e nonni, una scelta molto oculata e completa. Infatti da una parte i nonni sono una presenza importante, affettuosa e attenta per il bambino, dall’altra ogni genitore deve comprendere che un nonno non può soddisfare ogni bisogno , soprattutto quelli riguardanti la condivisione, l’interazione tra pari.
Qui il lavoro è completato dalla scelta del nido. La scelta del nido in cui portare il bambino spetta in primo luogo ai genitori che devono ponderare la scelta indipendentemente da eventuali pressioni esterne, con l’unica finalità di assicurare al proprio bambino un ambiente sicuro e conosciuto da cui può lentamente allontanarsi per dedicarsi alla graduale scoperta del mondo. Un nido da la possibilità al bambino di relazionarsi con i propri pari, di ricevere stimoli da parte di professionisti che lo possono guidare all’apprendimento.
Come scegliere un nido?
In genere si tratta di strutture organizzate, protette, sottoposte a controllo, con personale qualificato, abbastanza simili l’ una all’altra, per cui la scelta può essere orientata in base alla vicinanza alla propria abitazione o al posto di lavoro, o alla conoscenza diretta della struttura, o a una conoscenza indiretta (es. conoscenti che abbiano avuto esperienza con la medesima struttura).Ogni bambino prima di essere lasciato in un nido deve affrontare una fase di ” inserimento”: è questo un momento molto importante, sia per il bambino che per i genitori ). È importante che il genitori instaurino una relazione sicura, positiva e fiduciosa con tutto il personale del nido, dal momento che il genitore è sempre la figura di rifermento del bambino.
Le possibili tensione, diffidenza e gelosia di un genitore che non riesce a vivere in modo costruttivo questo momento rappresentano una fonte di difficoltà per il bambino nell’affrontare la nuova situazione e nel costruire nuove relazioni. Durante la fase di inserimento il bambino, osservando i comportamenti e gli atteggiamenti della figura di riferimento, si costruisce una idea della qualità della relazione tra il genitore e gli educatori. Una relazione serena e fiduciosa tra gli adulti gli consentirà di essere sereno anche quando il genitore, progressivamente, si allontanerà. Il percorso di inserimento ha una notevole importanza, e deve avere una durata di almeno due settimane; si possono fare limitate eccezioni in casi particolari.
Nel rapporto tra i genitori e il personale del nido deve instaurarsi la fiducia, ed essa deve essere visibile soprattutto quando al mattino si affida il bambino alla struttura e quando alla sera si va a riprenderlo. La mattina il distacco non deve essere frettoloso: occorre evitare di lasciare il bambino al nido senza neppure salutarlo, poiché ciò creerebbe un senso di insicurezza nel distacco. . Parimenti sarebbe errato aspettare fino a quando il bambino inizia a piangere per dimostrare, soprattutto a se stessi, quanto il bambino sia attaccato al genitore e quanto il genitore sia insostituibile. Dopo il periodo dell’inserimento, spesso il bambino si comporta al nido diversamente da come si comporterebbe a casa. Capita di sentir dire da una mamma: “Come è possibile? Al nido mio figlio mangia tutto, mangia da solo, rispetta le regole…mentre a casa è una lotta continua!”.In realtà questa differenza di comportamento rientra nella normalità, perché il bambino semplicemente adatta i suoi schemi comportamentali alle richieste dei diversi ambienti. Nel nido c’è un contesto relazionale diverso rispetto alla famiglia, il rapporto con l’educatore viene condiviso con gli altri compagni, l’adulto che accudisce cambia a seconda dell’orario e del ruolo, ci sono altri bambini con cui ci si confronta, ci sono bambini più grandicelli che vengono assunti come modelli da imitare, e che a loro volta assumono un atteggiamento protettivo verso i piccoli. Il bambino sa che invece quando è a casa il suo rapporto con i genitori è esclusivo: il genitore è unico, irripetibile, indispensabile. Questo aspetto va compreso dal genitore, che spesso ha il timore di perdere o veder affievolire il rapporto con il figlio. Ciò non accade mai, perché per il bambino l’educatore, lo psicologo, l’operatore del nido sono figure importanti ma non insostituibili, mentre il genitore è insostituibile.