Tra le righe… “famiglia”

La famiglia, è fatta di corsi e ricorsi, di tappe che si inseriscono in un circuito avente un inizio, una fine ed un proseguo nelle nuove generazioni. È quindi un processo circolare in cui per ogni fine c’è sempre un nuovo inizio.

Un giorno due persone si incontrano…, si conoscono…, si piacciono…, si innamorano…, si fidanzano…, possono sposarsi…, possono dare vita ad una nuova generazione che, a loro volta, può incontrare altre persone e dare di nuovo inizio alla stessa sequenza.

Ma tra i puntini di sospensione di questa apparentemente semplice e lineare sequenza c’è tanto altro, ad esempio ci sono i diversi ruoli che ciascuno di noi ha nei diversi contesti di vita: lavorativa, socio-relazionale e familiare.

Il più delle volte si è quindi, al contempo, lavoratori, amici/nemici di qualcuno, figli, genitori, cognati, suoceri, nonni e chi più ne vuole più ne metta… Il tutto condito con quello che viene generalmente definito “il sale della vita”, le emozioni.

Gioie e dolori, felicità e tristezza, delusioni e conquiste che ci accompagnano sempre e comunque nei diversi contesti di vita dalla nascita fino alla fine dei nostri giorni e che, il più delle volte rendono la vita degna di essere vissuta nei suoi momenti a volte belli e, a volte meno belli.

Da sempre le persone vanno alla ricerca del “benessere”, della “felicità” e spesso, è proprio tale ricerca il motore che fa muovere le persone a compiere delle “scelte” all’interno dell’ampio panorama di opportunità chela vita offre.

La ricerca della “felicità”, dello “star bene”, ci guida, tra l’altro, ad investire le nostre risorse sentimentali ed emotive nella scelta del partner, ci fa protendere verso quella persona che ci coinvolge, ci sorprende, ci fa sognare, desiderare di costruire un futuro insieme, una famiglia, avere dei figli e… “ star bene ed essere felici ”.

All’interno del rapporto di coppia, lo stesso tipo di spasmodica ricerca “dell’ esser felici”, “completi”, può guidarci anche nel decidere di diventare genitori, scatenando in noi una serie di domande del tipo: ma cosa significa realmente diventare genitori…? Cosa comporta…?Si è pronti ed esserlo…? Ci si deve preparare…? Saremo mai pronti abbastanza…?

A tali domande, probabilmente, purtroppo o per fortuna non si riuscirà a dare delle risposte complete ed univoche. Tuttavia oggi giorno vi è un vantaggio non indifferente, quello di poter scegliere quando diventare genitori. Un vantaggio che permette di prepararsi in modo responsabile e consapevole. Anche se ogni gravidanza è unica, per prepararsi ad affrontare serenamente questo periodo può essere utile informarsi in anticipo su tutti quelli che saranno i principali cambiamenti, documentarsi e confrontarsi con l’esperienza di altri genitori. Già nella fase che precede il concepimento, è importante, per entrambi i componenti della coppia, non cambiare radicalmente le proprie abitudini e continuare a seguire i propri interessi, cercando di rilassarsi il più possibile. Uno stile di vita sano e naturale aiuta a stare meglio con se stesse. È importante passare alle buone abitudini: un po’ di movimento, un’alimentazione corretta, coccolarsi di più, alla ricerca del benessere, fisico e psicologico. In particolare, è bene che le future mamme, almeno tre mesi prima del concepimento smettessero di bere alcolici, fumare e iniziassero a condurre uno stile di vita meno stressante onde evitare eventuali problemi di concepimento o compromettere la salute del bambino. Bisogna inoltre curare l’aspetto fisico, seguire le indicazioni del ginecologo, ma, soprattutto, bisogna godersi gli “unici” nove mesi.

Proprio lo stile di vita che, di primo acchito, potrebbe sembrare superfluo, riguarda circa l’8-10% dei casi di infertilità insieme allo stress, all’alimentazione sbagliata, a pessime abitudini come il fumo, l’abuso di alcol, la sedentarietà. Inoltre, la scelta di formare una famiglia e avere figli viene spesso rimandata al momento in cui si avrà una condizione lavorativa, economica e sociale più stabile. Ma l’età può rappresentare un fattore critico, infatti, sia nell’uomo che nella donna la fertilità nel corso della vita non rimane la stessa: nella donna si ha una diminuzione della fertilità a partire dai 35 anni; nell’uomo, le cause più comuni di infertilità sono legate alla produzione degli spermatozoi. In generale, l’importante è arrivare prima possibile, a una diagnosi precisa rivolgendosi innanzitutto al medico di base che, se necessario, raccomanderà delle “analisi preconcezionali”, ad entrambi i partner. Spesso le cause dei problemi del concepimento rimangono oscure. Tuttavia, a differenza di quanto avveniva in passato, il progresso della scienza permette di intervenire in molti casi, un tempo considerati irrimediabili.

Diventare genitori tra sogni e realtà…

La gravidanza è un’esperienza intensa, è una grande emozione, è unica, come tutti i grandi momenti di cambiamento della vita, può essere anche molto stressante ma di sicuro non è una malattia.

Lo stress non è di per sé negativo, è il modo con cui il nostro corpo reagisce agli stimoli permettendoci di affrontare al meglio situazioni difficili. Le future mamme devono, infatti, imparare in poco tempo a gestire nuove emozioni, devono prepararsi al parto e all’idea che l’arrivo del bimbo cambierà la loro vita. Inoltre, lo stress ha anche delle ripercussioni sul fisico, perché aumenta la produzione di alcuni ormoni provocando senso di stanchezza, tensione muscolare, difficoltà a concentrarsi e irritabilità.

I primi tre mesi sono un periodo critico, dopo la gioia della grande notizia possono subentrare ansia e dubbi che possono riguardare: la propria salute, quella del bimbo, oppure le proprie capacità di madre, o ancora la vita che l’aspetta in futuro.

Dal quarto mese in poi, mentre la pancia continua crescere e ad essere evidente, possono subentrare sensazioni miste di orgoglio e paura. La mamma inizia ad avvertire i movimenti del feto, inizia a immaginarsi come sarà il suo bambino e a conoscerlo ma, si chiede anche se tutto procede nella norma e se il bambino sarà normale.

Con l’avvicinarsi del parto lo stress aumenta, si fa sempre più imminente la paura di provare dolore, di non essere all’altezza della situazione e l’ansia di non sapere con certezza cosa accadrà dopo il parto e come sarà la nuova vita con il bambino. Cosa certa è che purtroppo o per fortuna non si verifica quasi mai ciò che ci si aspetta…!!!

In tale percorso gioca un ruolo fondamentale il futuro papà che può, e deve, infondere fiducia e sicurezza, essere un punto di riferimento per la propria compagna e prepararsi al ruolo impegnativo che lo aspetta.

Un tempo il padre si limitava ad aspettare fuori dalla sala parto, oggi il padre condivide con la futura mamma ansie e dubbi, ricopre un ruolo sempre più attivo e presente sia nel corso dei nove mesi di gravidanza che nella crescita dei figli. Il suo è un ruolo complesso, va costruito poco alla volta e per questo è importante che conosca ogni aspetto della gravidanza e partecipi attivamente accompagnando la futura mamma alle visite mediche e agli esami.

Il padre deve essere soprattutto un appoggio e un aiuto per la donna incinta, deve cercare di alleviarle le incombenze più pesanti ( mestieri di casa, spesa ecc…), deve cercare di rassicurarla rispetto ai cambiamenti del suo corpo o al suo nuovo ruolo, deve coccolarla, accudirla e assecondarla quando esprime qualche bisogno particolare.

A volte il cambiamento prodotto dal passaggio dalla diade alla triade può avvenire in modo molto repentino, è quasi come “addormentarsi in due e risvegliarsi in tre”, ed è difficile in nove mesi circa imparare quello che probabilmente è il “mestiere più difficile ed arduo di tutti” e nel quale viene fuori tutto ciò che siamo stati, siamo e saremo in uno strano “gioco” di intrecci tra passato, presente, futuro e le relazioni che tra essi intercorrono…

All’interno della famiglia i figli sono il frutto della fusione di tre “mondi” (inteso come cultura, vicende che hanno segnato la propria vita, educazione ricevuta, insieme dei valori, regole ecc… ), quello di lui, quello di lei e quello venuto fuori dall’intersezione della relazione tra lui e lei, iniziata nel momento in cui le due persone si sono conosciute e proseguito negli anni. Tali mondi vanno poi a fondersi con l’universo di relazioni extrafamiliari, arricchendosi e arricchendoli a loro volta della propria presenza, in una complessa “rete di reti” cosmica in cui tutti devono integrarsi per una piena soddisfazione del nostro “Io”.

Oggi i genitori durante la gravidanza desiderano, sognano, si fanno aspettative sul futuro bambino. E quando i sogni non corrispondono alla realtà…?

Quando La costruzione ideale che ci si era creata durante la gravidanza non corrisponde alla realtà, il genitore è assolutamente impreparato.

Il bambino potrebbe avere un “problema”, ( patologie genetiche, problemi fisici, lesioni da sofferenza neonatale).

Quando in una famiglia nasce un bambino è sempre una grande gioia ma, se il bambino è “speciale” la gioia diviene disperazione, sgomento, rabbia. Purtroppo alcune volte dopo la nascita di un bambino occorre confrontarsi con questa difficile realtà. La fatica del genitore è grande al momento della notizia. Questo vissuto doloroso si accompagna di frequente al desiderio di morte per sé e per il bambino, a sensi di colpa e di rimessa in gioco dell’unione di coppia (pur essendoci fortunate eccezioni determinate da un forte legame di coppia e famigliare).

La gravidanza è stata vissuta continuamente esorcizzando la paura, tanto che la domanda che più di frequente viene posta appena il bambino nasce è: “E’ perfetto?”, “Ha tutto?”, “E’ normale?”. Il primo impatto, con la notizia, è dunque con l’ansia di una lunga paura, che può sfociare in angoscia e in sofferenza. Il processo di elaborazione accettazione della realtà e lungo e doloroso. Lo shock iniziale della notizia può ritardare o limitare la consapevolezza nella comprensione del “da farsi”. Igenitori sono alle prese con un momento della vita intensamente drammatico . Questo è il punto di partenza, il substrato che il medico che da la notizia, i famigliari devono considerare quando si trova a dare una notizia di patologia alla nascita ai genitori. Risulta quindi di fondamentale importanza il “saper comunicare nel modo giusto la diagnosi, il “cosa dire”, ma soprattutto “quando e come dare la notizia”. I genitori dal momento in cui apprendono la notizia possono attraversare diverse fasi: un disorientamento e uno stato di shock iniziale; un successivo momento di superamento dello shock iniziale che, può essere accompagnato dalla comparsa di forti sentimenti di negazione della realtà; una terza fase di accettazione ed attivazione per cercare di far fronte alla situazione.

È, quindi, molto importante scegliere i giusti approcci e i tempi. Dal momento in cui si viene a conoscenza del problema inizia un percorso ricco di difficoltà e, per i genitori, avere una diagnosi significa innanzitutto “farsi una ragione” del perché il proprio figlio presenti una determinata patologia, poter prevedere come la malattia evolverà, poter identificare con maggiore precisione limiti e risorse del proprio figlio e riuscire a stabilire quali sono i percorsi d’aiuto più funzionali per la sua patologia. Quanto più breve è lo stato di shock quanto prima ci si attiva, quanto più il bambino avrà modo di apprendere.

Ai fini di assicurare a questi bambini e alle loro famiglie il miglior stato di salute possibile, cioè benessere fisico, psichico e sociale, le modalità di approccio debbono essere le più adeguate possibili fin dai primi momenti dopo il parto oltre ad assicurare percorsi diagnostici-terapeutici, se necessari, presso centri di eccellenza con larga esperienza sull’argomento. Superare il trauma, l’angoscia il terrore verso una fase di “adattamento” permette ai genitori di trovare quell’equilibrio necessario per affrontare il percorso necessario al fine di garantire una buona integrazione al bambino. Non solo, Permette ai genitori di elaborare quel lutto iniziale di perdita e permette al genitore di cominciare a vedere il bambino come una persona che ha risorse e capacità proprie, che vanno stimolate e attivate.

 Per tutti quei genitori che si stanno chiedendo se il loro bambino “speciale” avrà una vita serena o infelice credo che, la cosa importante sia quella di ricordare sempre che ha fare la felicità è l’amare e l’essere amati. L’amore rende dolci anche le pillole più amare…